Capitolo
10 Il verdetto
Un
silenzio carico di significati e tensione aveva seguito le ultime
parole di Wrath allorché lui riprese a parlare
“Poiché
hai dimostrato di essere un maschio di valore e visto che il tuo
fisico è ancora debilitato per le ferite ricevute avrai il permesso
di risiedere in questa casa fino a che tu non sia completamente
guarito. Solo quando i nostri medici daranno il permesso sarai
allontanato da questa dimora. Fino ad allora rimarrai chiuso nella
tua camera, fino a nuovi ordini, e ti sarà fatto divieto
d'incontrare chiunque. Rimarrai in isolamento e se dovrai presentarti
al nostro cospetto sarai tenuto ad indossare il cappuccio rosso della
vergogna”.
Qhuinn
abbassò la testa. Era preparato sapeva che la sentenza sarebbe
stata questa ma sentirla pronunciare da Wrath e vedere gli sguardi
tristi dei guerrieri intorno a lui gli fece male. Era come se gli
avessero strappato anche il cuore oltre alle zanne e una lacrima gli
scappò dagli occhi.
Per
fortuna che aveva il cappuccio pensò altrimenti avrebbe fatto la
figura dello smidollato davanti a tutti.
Alle
parole di Wrath era seguito il silenzio e solo quando il re riprese a
parlare Qhuinn alzò la testa in cerca di uno sguardo di compassione
o speranza.
“Tuttavia
la Vergine Scriba ha disposto che tu possa riacquistare il tuo onore
dimostrando all'intera comunità il tuo valore” disse Wrath
guardando il suo guerriero con gli occhi che gli brillavano di
speranza.
Qhuinn
li alzò guardando il suo re con il cuore che batteva furioso.
“Cosa
devo fare mio signore?” chiese con la speranza che gli traboccava
nel cuore.
Wrath
gli sorrise. Aveva percepito l'odore di Qhuinn mutare dalla
disperazione alla speranza e con un sospirò gli spiegò quello che
l'attendeva. “Dovrai combattere Qhuinn, e strappare le lingue ai
lesser. Quando ne avrai raccolte duecentosettanta le porteremo
al santuario e la Vergine Scriba ti renderà il tuo onore” le
parole di Wrath risuonarono nelle orecchie incappucciate di Qhuinn
cariche di promesse e disperazione.
Promesse
perché aveva un modo di redimersi, disperazione perché sapeva che
sarebbe stata un impresa quasi impossibile da affrontare.
Per
quanto in gamba fosse, il numero era elevato e combattere da solo,
senza appoggio e senza forze a causa della mancanza di sangue delle
femmine della sua razza era un impresa disperata.
Ma
lui era già disperato. Per cui non avrebbe avuto importanza.
Avrebbe combattuto, magari sarebbe morto ma ci avrebbe provato.
A
volte basta la speranza a darti forze che non potresti avere in
maniera differente e che non immagini nemmeno.
“Ma
ricordati Qhuinn che non sei solo. La confraternita non lascia mai
soli i propri membri. Mai!!” le parole del re furono il segnale.
Non
si erano messi d'accordo, non ne avevano parlato, Wrath non avrebbe
mai chiesto o ordinato nulla ai suoi guerrieri.
Lui
era solo sicuro dei vincoli che li univano e dell'onore dei suoi più
fedeli sudditi.
Qhuinn
aveva rinunciato al suo per loro e adesso era il momento che anche
loro rinunciassero a qualcosa per lui.
E
non ci fu bisogno di parole, Wrath conosceva il cuore di ognuno dei
presenti.
Fu
Blay il primo a capire cosa intendesse dire il re e ad agire. Con un
gesto fluido si lasciò cadere su un ginocchio e dopo aver dato una
rapida occhiata a Wrath spostò lo sguardo pieno d'amore su Qhuinn
ed estraendo il pugnale dalla lama nera, lo piantò ai suoi
piedi nel pavimento di legno con un sonoro botto che risuonò in
tutta la sala.
“Il
mio pugnale e il mio braccio sono al servizio di Qhuinn” disse con
orgoglio rimanendo in ginocchio con lo sguardo fermo e fisso sul
cappuccio cremisi del suo migliore amico.
Le
sue parole strapparono un sorriso compiaciuto a Wrath che annui “Ed
io ne prendo atto” gli rispose.
Vicino
a lui John lo imitò piantando il suo pugnale davanti a lui poi
con le mani ripeté la medesima frase.
Al
suo fianco anche Xhex piantò il suo pugnale vicino a quello di
John dopo avergli lanciato un occhiata di traverso “Il mio hellren
ha parlato anche per me. I nostri pugnali colpiranno assieme al
servizio di Qhuinn”.
John
si voltò a guardarla, non era sorpreso ma neanche decisamente felice
dal momento che per il suo istinto protettivo faceva fatica ad
accettare che lei scendesse in strada a combattere al fianco dei
fratelli. Ma tacque, c'era la vita di Qhuinn in gioco e lui era
pronto a proteggere la sua shellan con la vita se fosse stato
necessario.
Uno
dopo l'altro tutti i fratelli si lasciarono cadere in ginocchio e
piantarono i loro pugnali nel pavimento lanciando sorrisi pieni di
affetto a Qhuinn.
Lui
da sotto il cappuccio girava la testa nel vedere i guerrieri
inginocchiarsi al suo livello e piantare i loro pugnali nel
pavimento in un segno di rispetto e di impegno nei suoi confronti.
Sotto il cappuccio alcune lacrime iniziarono a scivolare davanti a
quei gesti carichi di amicizia.
Manello
guardava affascinato la scena. I guerrieri a iniziare da Blay seguito
da tutti gli altri, a turno s'inginocchiavano e piantavano il
pugnale per terra, pronunciando quello che sembrava un giuramento,
con lo sguardo alto e fiero.
Piantati
sul pavimento c'erano ormai diversi pugnali e, quando Payne fece
lo stesso, sentì un nodo d'orgoglio invadergli l'anima e il corpo.
Lei era una guerriera e lui si sentì fiero nel vederla piantare il
pugnale per terra malgrado qualcosa gli gridasse che lui avrebbe
dovuto impedirglielo. Era la sua donna in fondo, ma sapeva che lei
era forte, anche più di lui.
Erano
rudi guerrieri avvezzi a sfidare la morte e le ferite e quel semplice
atto era un giuramento che avrebbero rispettato fino alla morte ma
era soprattutto un gesto di rispetto e amore per quel ragazzo che li
osservava emozionato da sotto quel cappuccio scarlatto.
C'erano
vincoli talmente forti fra di loro, e l'aria era così carica di
elettricità che Manny ne fu travolto.
Rispetto,
onore, amicizia erano espressi e nascosti dietro quei vestiti di
pelle e l'aria da duri. Qhuinn stesso aveva provato a fare lo
spavaldo malgrado gli si leggesse in faccia quanto soffrisse nel
corpo e nella mente.
Manny
cresciuto nel mondo degli uomini si era scontrato più facilmente con
la menzogna e la falsità. Certo anche lì potevi trovare valore,
dedizione e coraggio. Li aveva visti e riconosciuti in Jane stessa,
ma qua in quei pugnali, che ancora vibravano nel pavimento, c'era un
qualcosa di più, c'era l'essenza stessa della razza e della
confraternita.
Quando
Payne si unì a loro si rese conto per la prima volta di quanto in
realtà scorresse il sangue vampiro nelle sue vene. Butch, ultimo
dei guerrieri, si era appena inginocchiato che Manny dopo averlo
guardato ancora una volta capì cosa doveva fare.
Quell'uomo
o vampiro, comunque lo si volesse chiamare, era in qualche modo suo
fratello, scorreva dentro di lui una parte dello stesso sangue
vampiro e Manny si frugò in tasca in cerca del bisturi che aveva
riposto lì pochi minuti prima sovrappensiero.
Imbarazzato
sotto gli occhi stupiti dei fratelli s' inginocchiò a sua volta, e
piantò con tutte le forze che aveva il bisturi nel pavimento di
legno al pari dei pugnali neri dei fratelli.
“Bhe
ecco io ho solo questo ma se posso essere utile... si insomma...
avete capito” aggiunse guardandosi intorno imbarazzatissimo, con la
paura di essersi reso ridicolo ai loro occhi.
Ma
a rompere il silenzio surreale e carico di rispetto fu Wrath.
“Grazie fratelli e grazie anche a te Manny. Sappiamo che il tuo
bisturi ha lo stesso valore dei nostri pugnali. Non è vero
fratelli?”
“E
che cavolo. Se si arrabbia ci affetta tutti” affermò Phury
ridacchiando
“Ehi
fratello sei sicuro di non volere diventare un vampiro?” gli chiese
Butch scuotendo la testa divertito dal vederlo diventare rosso
dall'imbarazzo.
“Vishous
ti conviene iniziare a preparare un altro pugnale, con i lesser
quel cosino non basta” intervenne Rhage.
“Non
ne sarei tanto sicuro Rhage... ti assicuro che i bisturi sono molto
pericolosi” intervenne Jane ridacchiando.
“Se
lo dici tu, non parlo più” rispose lui alzando le mani in segno di
resa.
“E
ci puoi giurare. La mia Jane sa quel che dice e poi la mia sorellina
non poteva certo scegliersi uno smidollato” convenne V dando una
pacca al medico sulle spalle inginocchiato vicino a lui.
Il
re tossì per richiamare l'attenzione.
“Bene.
Sono fiducioso che presto l'onore di Qhuinn sarà ripristinato in
attesa che lui si rimetta. Stanotte stessa uscirete a conquistare i
trofei da offrire alla Vergine Scriva in suo nome”.
I
guerrieri annuirono convinti e insieme lanciarono quello che sembrava
un ringhio di guerra che altro non era che l'affermazione alle parole
del loro re.
Un
silenzio carico di aspettativa e orgoglio invase la biblioteca
mentre i fratelli si scoprivano ancora più uniti di quanto
pensassero fino a che Beth non prese la parola.
“E
noi compagne di questi valorosi guerrieri, sorelle nel dividere lo
stesso destino, siamo pronte ad offrire il nostro sangue affinché
Qhuinn guarisca presto, se i nostri hellren ci concederanno
il privilegio” e senza indugiare porse il polso a Wrath.
Lui
la guardò da dietro gli occhiali per un attimo stupito poi un
sorriso orgoglioso spuntò sulle sue labbra mentre le zanne si
allungavano facendo capolino dalle sue labbra. Senza indugio prese
con dolcezza il suo polso fra le grandi mani, lo portò al suo viso e
lo baciò con delicatezza e riverenza. Infine con una zanna gli
aprì una piccola ferita nel polso facendole uscire qualche goccia di
sangue “Il mio sangue è a disposizione di Qhuinn” disse lei
voltando il polso in basso e facendo scivolare alcune gocce
vermiglie per terra davanti ai loro piedi.
Le
altre shellan s'illuminarono e una per volta porsero il
proprio polso al loro compagno felici di poter contribuire alla
salvezza di chi aveva rischiato tanto per salvare tutti loro.
I
guerrieri nel più assoluto silenzio, stupiti ma fieri di quel gesto
generoso e spontaneo, espandendo il classico odore di vampiro
innamorato, ferirono il polso delle loro compagne con le
zanne. Le gocce di sangue vermiglio uscite dai polsi delle shellan
caddero, nel più assoluto silenzio, sui pugnali ancora
piantati ai piedi dei guerrieri inginocchiati, a rimarcare la
loro comunione d'intenti per salvare Qhuinn.
Payne
con un sorriso porse il polso a Manny che la guardò imbarazzato.
“Mmm non ho ancora le zanne” mormorò. Lei allora gli sorrise e
gli porse un piccolo coltello che teneva nella cintura. Lui sospirò
e la ferì dopo averle baciato il polso.
Anche
Mary porse il polso a Rhage sorridente. Lui la guardò gli occhi
velati da una profonda tristezza e un cupo dolore prima di tirare un
sospiro di rassegnazione e guardarla come fosse tutto il suo mondo
“Mi chiedi il permesso ma l'hai già fatto” mormoro dolcemente
lui prima d'inciderle nuovamente il polso “ma per stavolta ti
perdono” disse mentre gli occhi ritornavano sorridenti “basta
che poi mi concedi di rimarcarmi il territorio” aggiunse con un
sorriso sornione e carico d'aspettativa che fece sghignazzare sotto i
baffi tutti quanti.
Jane
si materializzò del tutto e porse il suo polso a Vishous che la
guardò stupito. Lei non aveva sangue da poter donare. Ma gli occhi
della sua shellan brillavano di una gioia che lui non poté
ignorare e se come nulla fosse le baciò il polso. E come miracolo
calde lacrime si materializzarono negli occhi di Jane e le
scivolarono sulle guance solide. Lei le raccolse con un dito e le
fece scivolare sul manico del coltello del suo compagno
“Io
ho solo queste da offrire” mormorò.
“Lo
sai che valgono come il nostro sangue se non di più Jane” le
disse Beth commossa a sua volta.
“Vi
ringrazio a nome di Qhuinn e dell'intera razza, guerrieri miei,
fratelli miei, sorelle della mia amata regina. Io Wrath ho preso
visione del vostro impegno e dichiaro sciolto il processo. Alzatevi
tutti. Anche tu Qhuinn”
Un
silenzio carico di significati cadde nella biblioteca mentre i
guerrieri si mettevano in piedi fino a che Lassiter che aveva
seguito tutto, in silenzio, nell'angolo più lontano applaudì
vigorosamente “Ben fatto vampiri. Adesso sono proprio curioso di
sapere se riuscirete e mantenere l'impegno”
Tutti
si voltarono verso di lui increduli e stupiti della sua presenza e
una selva di ringhi lo travolse “Ok come non detto.” aggiunse
voltandosi e allontanandosi ridacchiando e canticchiando “Che sarà,
che saraà , che saraaà a, che sarà della mia vita chi lo sa ...”
“Che
rompipalle” affermò Rhage scuotendo la testa.
“No
un momento, il rompipalle per definizione è lo sbirro” affermò V.
“No
è. Non iniziate” protestò Butch.
E
ridendo e scherzando tutti ripresero i loro coltelli inchinandosi in
segno di saluto al ragazzo che attonito era rimasto immobile a
fissarli sconvolto dall'accaduto.
Per
ultimo quando tutti si furono allontanati a parte Manny e Jane che
lo avrebbero accompagnato in camera e si sarebbero presi cura di lui,
Wrath si voltò a guardarlo da dietro gli occhiali da sole scuri.
“A
presto Qhuinn. La confraternita attende con ansia il tuo ritorno fra
di noi” e abbassato la testa in segno di rispetto, piantò il suo
pugnale per terra fra le gocce di sangue di Beth prima di
allontanarsi con lei e George al fianco.
Anche
il re aveva reso onore al guerriero che si era sacrificato per la sua
razza.
Qhuinn
che aveva assistito a tutta la cerimonia con gli occhi che gli
colavano sotto al cappuccio fu pervaso da un fremito.
Aveva
visto uno a uno i guerrieri giurargli aiuto e le shellan
offrirgli il loro sangue.
Non
si aspettava nulla di tutto ciò. Gli voleva bene, erano la sua
famiglia ma mai si sarebbe aspettato una cosa simile, un simile
gesto di amore e rispetto.
E
quando Wrath gli intimò di alzarsi lui ubbidì lentamente.
In
piedi si guardò intorno e vide i guerrieri, che uno per volta
recuperavano i loro coltelli cercando i suoi occhi.
Gli
sguardi che gli lanciavano erano fieri e pieni di fiducia, ma a
colpirlo più di tutti furono gli occhi di Blay. Erano anche dolci
e carichi di speranza ed amore. Quell'amore che lui aveva rifiutato
e che adesso sentiva di non poter più negare nemmeno a se stesso.
E
quando, rimasto solo con il re, lo vide piantare il suo pugnale per
terra come tutti gli altri guerrieri, il suo cuore ebbe un tonfo e si
spezzo in mille pezzettini come fosse stato un cristallo, mentre
sopraffatto dall'emozione mormorò “Mio signore... grazie” non
c'erano altre parole che potesse dire e quelle che gli venivano in
mente non avrebbero reso abbastanza quello che provava.
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