mercoledì 13 febbraio 2013


CAPITOLO   2     La scomparsa



Qhuinn si materializzò a una cinquantina di metri dall'isolato cottage circondato dai boschi innevati appartenuto un tempo a Rehvenge e adesso dimora delle Elette che risiedevano sulla terra.

Non c'era mai stato lì ma il richiamo del sangue di Layla era così forte che non ebbe alcuna difficoltà a trovarla.

Ringraziando il cielo di essere già vestito e con le armi pronte si accucciò dietro ad una quercia e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca del nemico.

Non c'era tempo da perdere. Non poteva aspettare che i fratelli arrivassero. Nessuno doveva toccare le Elette.

Con i suoi due occhi bizzarri ma acuti notò subito un gruppetto di lesser alla sua destra. Sembravano in attesa di qualcosa mentre confabulavano fra di loro.

Li fissò un attimo interdetto, chiedendosi il perché non avessero ancora attaccato, quando nella sua testa si acese la classica lampadina.

Aspettavano loro, i guerrieri!

L'obiettivo non erano le femmine ma i suoi fratelli, e forse lo stesso Phury che sarebbe caduto nell'imboscata al suo ritorno se Layla non li avesse avvertiti.

C'era mancato pochissimo che lui stesso non si materializzasse al loro fianco cadendo così nella trappola. Non poteva permettere che qualcuno si facesse male, che Phury o qualcun' altro dei guerrieri inciampasse dentro all'imboscata. Doveva agire e anche rapidamente perché un paio di quegli individui aveva impugnato le pistole e si stava dirigendo verso il cottage.

Volevano uccidere per stanare i fratelli, capii sentendo il sudore gelato colargli lungo la schiena.

Non c'era un attimo da perdere e con la pistola stretta fra le dita saltò allo scoperto.

“Ehi belle fighette, dove state andando? Io sono qua” gridò loro aprendo il fuoco sui due non morti che si erano avviati a compiere il loro misfatto.

Alle sue parole scoppiò il finimondo quando i lesser capirono che un guerriero li aveva intercettati.

Avevano trovato la loro preda e l'Omega avrebbe esultato ed elargito ricompense a chi lo avesse catturato. Eh si perché il loro intento non era quello di uccidere Qhuinn ma di catturarlo vivo.

Il ragazzo se ne accorse quando notò che i colpi esplosi dalle pistole non erano diretti alla testa o al busto ma alle sue gambe.

Volevano prenderlo? Benissimo che si accomodassero. Avrebbero dovuto sudare sette camicie però e fare i conti con le sue pallottole.

E con uno scatto degno di una lepre inseguita da un segugio iniziò a correre nella notte guardandosi dietro per essere certo che i lesser lo seguissero lasciando in pace le Elette.

Ovviamente fu accontentato.

I non morti si gettarono sulle sue orme allontanandosi dal cottage, cercando di raggiungere e bloccare il loro nemico.

Qhuinn correva con tutto il fiato che aveva. Sapeva di essere inseguito da almeno otto di quegli esseri. Troppi per poterli affrontare e sperare di uscirne vivo e intero. Doveva prima allontanarli e poi avrebbe fatto perdere le sue tracce braccandoli poi uno per volta quando si sarebbero divisi per rintracciarlo.

Il piano era ottimo e lui in piena forma ma la sfortuna volle che una pallottola sparata da uno di quei bastardi lo colpisse in pieno al polpaccio.

“Merda” gridò mentre ruzzolava nel bosco perdendo la presa sulla pistola.

Veloce come un serpente si rigirò su se stesso impugnando il lungo pugnale dalla lama nera, avrebbe venduto cara la sua pelle e qualche non morto sarebbe tornato all'Omega prima di lasciarsi prendere.

Con un fendente colpì il primo che gli capitò a tiro, squarciandogli il petto, poi con un pugno ne bloccò un secondo mentre il pugnale affondava nuovamente nella carne di un terzo.

Lottò con tutte le forze, come un leone usò tutto quello che aveva comprese le zanne che lunghe gli erano fuoriuscite dalla bocca.

Ma erano troppi... aveva vissuto al limite, lottando sempre contro tutti e contro ogni regola o pregiudizio, un escluso fra i suoi simili fino a che non era stato accolto dai fratelli, ma alla morte questo non interessava, lei non faceva distinzioni fra i buoni e i cattivi.





Phury fu il primo a materializzarsi direttamente all'interno del cottage. La sua comparsa fece sobbalzare le Elette che si gettarono contro di lui per ottenere conforto. “Calme state calme. Sono qua” disse loro sorridendo in apparenza tranquillo.

Ma solo in apparenza perché le sue mani non avevano mollato il lungo coltello e i suoi occhi vagavano alla ricerca del nemico da uccidere per avere anche solo osato pensare di colpirle.

Cormia gli si buttò fra le braccia e lo abbracciò stretto al suo petto “Phury. Non riuscivo a chiamarti. Ho avuto tanta paura” gli disse posando le labbra sulle sue.

Lui ricambiò veloce il bacio poi le disse “ Anch'io. Voi state bene?” chiese loro proprio mentre Zsadist entrava dalla porta principale.

Il suo volto duro e segnato dalla cicatrice le fece sussultare mentre i suoi occhi neri si posavano sul gemello. “Si sono allontanati. Le femmine sono al sicuro” comunicò deciso e conciso come era nel suo carattere.

Phury annui grato. “Grazie fratello. Dov'è Qhuinn?” gli chiese. Lui si strinse nelle spalle e indicò la porta “Vishous è arrivato e lo sta cercando. Tu sta qua e occupati di loro”.

Phury annui grato al fratello e Z con un rapido cenno di saluto si smaterializzò andando a raggiungere V nei boschi circostanti.

Questo posto non è più sicuro. Dovete tornare tutte al Santuario. Cormia accompagnale, controlla che tutte si mettano al sicuro. Io resto con i miei fratelli, Qhuinn potrebbe essere nei guai” affermò guardando prima le Elette e poi Cormia.

Un coro di mugugni si levò tra loro. Stavano troppo bene sulla terra per tornare in quel posto desolato, ma lui fu inflessibile “E' per la vostra sicurezza. Appena troverò un posto sicuro vi farò tornare. Promesso. Adesso andate e anche velocemente qui non siete più al sicuro.” le ordino sapendo che gli avrebbero ubbidito senza più discussioni. In fondo era il Primale ed era sua prerogativa decidere quello che era meglio per loro.

Tutte si ritrassero e si prepararono in silenzio a trasferirsi. Solo Layla gli si avvicinò titubante.

“Qhuinn è in pericolo?” gli chiese in apprensione.

“Non lo so. Non credo. E' un guerriero in gamba Layla. Gli manca solo l'affiliazione per essere un vero fratello. Scommetto che starà facendo a pezzettini qualche lesser tutto sorridente” le disse sperando di non sbagliarsi.

Lei gli sorrise tranquillizzata dalle sue parole “Che la Vergine Scriba lo protegga. Puoi farmi avere sue notizie?” gli chiese.

Phury annui. “Certamente Layla, stai tranquilla” gli rispose prima di smaterializzarsi alla ricerca dei suoi fratelli.



Vishous era chino sulla neve ad osservare le tracce. Al suo fianco, in piedi, Zsadist si guardava intorno scrutando nella bianca distesa eventuali indizi su dove si trovasse Qhuinn. Era nevicato e stava continuando fittamente, ricoprendo tutto di un candido strato gelato.

“Dov'è Qhuinn?” chiese Phury avvicinandosi con il pugnale stretto fra le mani.

Z si voltò a guardarlo. I suoi occhi erano neri di rabbia mentre le mani stringevano convulsamente i pugnali sguainati.

“Lo hanno ferito e catturato” la voce laconica di V non tradiva le emozioni che gli ribollivano nello stomaco. La paura, la rabbia e l'impotenza lo stavano sommergendo ad ondate mentre la mano, sotto al guanto, era illuminata come un neon.

“Non è possibile” lo sgomento di Phury si dipinse sul suo volto mentre i suoi occhi andarono a cercare quelli del gemello.

Non era possibile. I lessar uccidevano, non catturavano e se questi lo avevano fatto il destino di quel ragazzo era segnato.

I pensieri di tutti e tre volarono immediatamente alle tragedie che avevano colpito la confraternita negli ultimi tempi. Il rapimento di Bella, quello di Xhex, quello di Butch.

Nessuno dei tre ne era uscito illeso.

Tutti e tre avevano avuto le loro conseguenze, che ancora adesso aleggiavano come fantasmi nelle loro menti e nel loro fisico duramente provato da torture ed abusi di ogni tipo.

“Porca puttana. Dobbiamo trovarlo” la voce rotta e devastata di Phury ruppe il silenzio del bosco.

Z levò lo sguardo. I suoi occhi volarono lontano come la mente. Alla sofferenza per quei lunghi mesi in cui aveva cercato Bella, alla disperazione che lo aveva accompagnato quando aveva temuto di averla persa per sempre, al dolore di quando si era accorto di quello che aveva passato.

“Lo dirò io a Blay e John” mormorò con un filo di voce. Lui poteva capire i loro sentimenti e avrebbe lottato con tutto il fiato che aveva fino alla morte pur riportare a casa quel ragazzo.

Gli altri due fratelli annuirono e insieme si smaterializzarono diretti alla magione.

C'era un triste annuncio da fare e delle ricerche da organizzare. Non avrebbero abbandonato Qhuinn al suo destino, avrebbero lottato. Tutti!

Lui ormai era uno di loro, un compagno, un... fratello.





John era seduto al tavolo de “La maschera di ferro” con Xhex, Ehlena e Rehvenge.

Dopo essere tornati dalla colonia avevano deciso di andare a salutare le due ombre che indaffarati li avrebbero raggiunti nel giro di poco al tavolo.

John era felice e rilassato. Certo ogni volta che uscivano a combattere c'era il rischio che qualcuno di loro venisse ferito o ucciso ma lui si sentiva forte come non mai. Aveva trovato il suo amore, il suo posto nella vita e poter combattere a fianco con la femmina che amava era diventata un abitudine oltre a che una necessità.

Era solo preoccupato per Qhuinn che sembrava sempre più in difficoltà. Lui sapeva benissimo i sentimenti del suo scudiero per Blay, e sapeva che insieme avrebbero trovato il compagno ideale, ma la situazione sembrava essere sfuggita di mano ad entrambi.

L'arrivo di Saxton aveva cambiato gli equilibri e lui adesso si sentiva inquieto per entrambi i suoi amici. Era fin troppo palese che Saxton era solo un ripiego, un qualcosa di passeggero non certo l'amore per la vita di Blay. Ma non era certo che Qhuinn lo avesse capito.



Stava finendo di bere la sua seconda birra quando il cellulare suonò.

“John è successo un casino. Dovete rientrare immediatamente. Wrath ha convocato tutti nella biblioteca.” la voce di Tohr era funerea e John sentì un brivido freddo scendergli per la schiena.

Cosa diavolo era mai capitato?

Un lungo fischio fu la sua risposta mentre iniziava a gesticolare per mettere gli altri al corrente della situazione.

Non c'era un attimo da perdere. Qualsiasi cosa fosse successa il re aveva chiamato e loro avrebbero risposto... immediatamente.





Blay era seduto al tavolo di un localino tranquillo con Saxton. Erano usciti a prendere una boccata d'aria e con la voglia di allontanarsi dalla magione.

Malgrado tutti sapessero e facessero finta di nulla, Blay si sentiva sempre sotto esame. Soprattutto sempre sotto gli occhi tristi di Qhuinn che faceva di tutto per evitarlo.

Anche John non sembrava troppo felice ma come era nel suo carattere aveva deciso di non interferire nella sua vita privata.

Blay sospirò mentre si accendeva l'ennesima sigaretta.

“Vuoi rientrare Blay?” gli chiese Saxton gentilmente “O preferisci che andiamo a casa mia per una volta?”

Blay gli sorrise dolce. Una volta a casa di Saxton avrebbero potuto fare l'amore in pace senza orecchie o occhi indiscreti e forse era la soluzione migliore. Forse poteva chiedere a Wrath di trasferirsi così almeno non avrebbe più visto Qhuinn e i suoi occhi che continuavano a inseguirlo ovunque andasse.

In silenzio annui e insieme uscirono nella notte. Stavano per smaterializzarsi quando il telefono di Blay squillò. “Blay torna immediatamente alla magione. E' successo un problema e Wrath sta chiamando tutti” la voce di Tohr non ammetteva repliche e aveva una tale urgenza che Blay impallidì.

Non seppe il perché ma il suo primo pensiero volò a Qhuinn.

Era successo qualcosa e il suo amico era nei guai, se lo sentiva nella pelle e ribollire nel sangue.

Guardò Saxton e gli disse “Devo andare. Mi stanno aspettando”.

Lui annui con un sorriso triste sul volto. “Vai guerriero. Io ti aspetterò a casa. Spero solo di rivederti” e detto questo si smaterializzò subito imitato da Blay



Nessun commento:

Posta un commento