CAPITOLO
2 La scomparsa
Qhuinn
si materializzò a una cinquantina di metri dall'isolato cottage
circondato dai boschi innevati appartenuto un tempo a Rehvenge e
adesso dimora delle Elette che risiedevano sulla terra.
Non
c'era mai stato lì ma il richiamo del sangue di Layla era così
forte che non ebbe alcuna difficoltà a trovarla.
Ringraziando
il cielo di essere già vestito e con le armi pronte si accucciò
dietro ad una quercia e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca del
nemico.
Non
c'era tempo da perdere. Non poteva aspettare che i fratelli
arrivassero. Nessuno doveva toccare le Elette.
Con
i suoi due occhi bizzarri ma acuti notò subito un gruppetto di
lesser alla sua destra. Sembravano in attesa di qualcosa
mentre confabulavano fra di loro.
Li
fissò un attimo interdetto, chiedendosi il perché non avessero
ancora attaccato, quando nella sua testa si acese la classica
lampadina.
Aspettavano
loro, i guerrieri!
L'obiettivo
non erano le femmine ma i suoi fratelli, e forse lo stesso Phury che
sarebbe caduto nell'imboscata al suo ritorno se Layla non li avesse
avvertiti.
C'era
mancato pochissimo che lui stesso non si materializzasse al loro
fianco cadendo così nella trappola. Non poteva permettere che
qualcuno si facesse male, che Phury o qualcun' altro dei guerrieri
inciampasse dentro all'imboscata. Doveva agire e anche rapidamente
perché un paio di quegli individui aveva impugnato le pistole e si
stava dirigendo verso il cottage.
Volevano
uccidere per stanare i fratelli, capii sentendo il sudore gelato
colargli lungo la schiena.
Non
c'era un attimo da perdere e con la pistola stretta fra le dita saltò
allo scoperto.
“Ehi
belle fighette, dove state andando? Io sono qua” gridò loro
aprendo il fuoco sui due non morti che si erano avviati a compiere il
loro misfatto.
Alle
sue parole scoppiò il finimondo quando i lesser capirono che
un guerriero li aveva intercettati.
Avevano
trovato la loro preda e l'Omega avrebbe esultato ed elargito
ricompense a chi lo avesse catturato. Eh si perché il loro intento
non era quello di uccidere Qhuinn ma di catturarlo vivo.
Il
ragazzo se ne accorse quando notò che i colpi esplosi dalle pistole
non erano diretti alla testa o al busto ma alle sue gambe.
Volevano
prenderlo? Benissimo che si accomodassero. Avrebbero dovuto sudare
sette camicie però e fare i conti con le sue pallottole.
E
con uno scatto degno di una lepre inseguita da un segugio iniziò a
correre nella notte guardandosi dietro per essere certo che i lesser
lo seguissero lasciando in pace le Elette.
Ovviamente
fu accontentato.
I
non morti si gettarono sulle sue orme allontanandosi dal cottage,
cercando di raggiungere e bloccare il loro nemico.
Qhuinn
correva con tutto il fiato che aveva. Sapeva di essere inseguito da
almeno otto di quegli esseri. Troppi per poterli affrontare e sperare
di uscirne vivo e intero. Doveva prima allontanarli e poi avrebbe
fatto perdere le sue tracce braccandoli poi uno per volta quando si
sarebbero divisi per rintracciarlo.
Il
piano era ottimo e lui in piena forma ma la sfortuna volle che una
pallottola sparata da uno di quei bastardi lo colpisse in pieno al
polpaccio.
“Merda”
gridò mentre ruzzolava nel bosco perdendo la presa sulla pistola.
Veloce
come un serpente si rigirò su se stesso impugnando il lungo pugnale
dalla lama nera, avrebbe venduto cara la sua pelle e qualche non
morto sarebbe tornato all'Omega prima di lasciarsi prendere.
Con
un fendente colpì il primo che gli capitò a tiro, squarciandogli il
petto, poi con un pugno ne bloccò un secondo mentre il pugnale
affondava nuovamente nella carne di un terzo.
Lottò
con tutte le forze, come un leone usò tutto quello che aveva
comprese le zanne che lunghe gli erano fuoriuscite dalla bocca.
Ma
erano troppi... aveva vissuto al limite, lottando sempre contro
tutti e contro ogni regola o pregiudizio, un escluso fra i suoi
simili fino a che non era stato accolto dai fratelli, ma alla morte
questo non interessava, lei non faceva distinzioni fra i buoni e i
cattivi.
Phury
fu il primo a materializzarsi direttamente all'interno del cottage.
La sua comparsa fece sobbalzare le Elette che si gettarono contro di
lui per ottenere conforto. “Calme state calme. Sono qua” disse
loro sorridendo in apparenza tranquillo.
Ma
solo in apparenza perché le sue mani non avevano mollato il lungo
coltello e i suoi occhi vagavano alla ricerca del nemico da uccidere
per avere anche solo osato pensare di colpirle.
Cormia
gli si buttò fra le braccia e lo abbracciò stretto al suo petto
“Phury. Non riuscivo a chiamarti. Ho avuto tanta paura” gli disse
posando le labbra sulle sue.
Lui
ricambiò veloce il bacio poi le disse “ Anch'io. Voi state bene?”
chiese loro proprio mentre Zsadist entrava dalla porta principale.
Il
suo volto duro e segnato dalla cicatrice le fece sussultare mentre i
suoi occhi neri si posavano sul gemello. “Si sono allontanati. Le
femmine sono al sicuro” comunicò deciso e conciso come era nel suo
carattere.
Phury
annui grato. “Grazie fratello. Dov'è Qhuinn?” gli chiese. Lui si
strinse nelle spalle e indicò la porta “Vishous è arrivato e lo
sta cercando. Tu sta qua e occupati di loro”.
Phury
annui grato al fratello e Z con un rapido cenno di saluto si
smaterializzò andando a raggiungere V nei boschi circostanti.
“Questo
posto non è più sicuro. Dovete tornare tutte al Santuario. Cormia
accompagnale, controlla che tutte si mettano al sicuro. Io resto con
i miei fratelli, Qhuinn potrebbe essere nei guai” affermò
guardando prima le Elette e poi Cormia.
Un
coro di mugugni si levò tra loro. Stavano troppo bene sulla terra
per tornare in quel posto desolato, ma lui fu inflessibile “E' per
la vostra sicurezza. Appena troverò un posto sicuro vi farò
tornare. Promesso. Adesso andate e anche velocemente qui non siete
più al sicuro.” le ordino sapendo che gli avrebbero ubbidito senza
più discussioni. In fondo era il Primale ed era sua
prerogativa decidere quello che era meglio per loro.
Tutte
si ritrassero e si prepararono in silenzio a trasferirsi. Solo Layla
gli si avvicinò titubante.
“Qhuinn
è in pericolo?” gli chiese in apprensione.
“Non
lo so. Non credo. E' un guerriero in gamba Layla. Gli manca solo
l'affiliazione per essere un vero fratello. Scommetto che starà
facendo a pezzettini qualche lesser tutto sorridente” le
disse sperando di non sbagliarsi.
Lei
gli sorrise tranquillizzata dalle sue parole “Che la Vergine Scriba
lo protegga. Puoi farmi avere sue notizie?” gli chiese.
Phury
annui. “Certamente Layla, stai tranquilla” gli rispose prima di
smaterializzarsi alla ricerca dei suoi fratelli.
Vishous
era chino sulla neve ad osservare le tracce. Al suo fianco, in piedi,
Zsadist si guardava intorno scrutando nella bianca distesa
eventuali indizi su dove si trovasse Qhuinn. Era nevicato e stava
continuando fittamente, ricoprendo tutto di un candido strato gelato.
“Dov'è
Qhuinn?” chiese Phury avvicinandosi con il pugnale stretto fra le
mani.
Z
si voltò a guardarlo. I suoi occhi erano neri di rabbia mentre le
mani stringevano convulsamente i pugnali sguainati.
“Lo
hanno ferito e catturato” la voce laconica di V non tradiva le
emozioni che gli ribollivano nello stomaco. La paura, la rabbia e
l'impotenza lo stavano sommergendo ad ondate mentre la mano, sotto al
guanto, era illuminata come un neon.
“Non
è possibile” lo sgomento di Phury si dipinse sul suo volto mentre
i suoi occhi andarono a cercare quelli del gemello.
Non
era possibile. I lessar uccidevano, non catturavano e se questi lo
avevano fatto il destino di quel ragazzo era segnato.
I
pensieri di tutti e tre volarono immediatamente alle tragedie che
avevano colpito la confraternita negli ultimi tempi. Il rapimento di
Bella, quello di Xhex, quello di Butch.
Nessuno
dei tre ne era uscito illeso.
Tutti
e tre avevano avuto le loro conseguenze, che ancora adesso
aleggiavano come fantasmi nelle loro menti e nel loro fisico
duramente provato da torture ed abusi di ogni tipo.
“Porca
puttana. Dobbiamo trovarlo” la voce rotta e devastata di Phury
ruppe il silenzio del bosco.
Z
levò lo sguardo. I suoi occhi volarono lontano come la mente. Alla
sofferenza per quei lunghi mesi in cui aveva cercato Bella, alla
disperazione che lo aveva accompagnato quando aveva temuto di averla
persa per sempre, al dolore di quando si era accorto di quello che
aveva passato.
“Lo
dirò io a Blay e John” mormorò con un filo di voce. Lui poteva
capire i loro sentimenti e avrebbe lottato con tutto il fiato che
aveva fino alla morte pur riportare a casa quel ragazzo.
Gli
altri due fratelli annuirono e insieme si smaterializzarono diretti
alla magione.
C'era
un triste annuncio da fare e delle ricerche da organizzare. Non
avrebbero abbandonato Qhuinn al suo destino, avrebbero lottato.
Tutti!
Lui
ormai era uno di loro, un compagno, un... fratello.
John
era seduto al tavolo de “La maschera di ferro” con Xhex, Ehlena e
Rehvenge.
Dopo
essere tornati dalla colonia avevano deciso di andare a salutare le
due ombre che indaffarati li avrebbero raggiunti nel giro di poco al
tavolo.
John
era felice e rilassato. Certo ogni volta che uscivano a combattere
c'era il rischio che qualcuno di loro venisse ferito o ucciso ma lui
si sentiva forte come non mai. Aveva trovato il suo amore, il suo
posto nella vita e poter combattere a fianco con la femmina che amava
era diventata un abitudine oltre a che una necessità.
Era
solo preoccupato per Qhuinn che sembrava sempre più in difficoltà.
Lui sapeva benissimo i sentimenti del suo scudiero per Blay, e sapeva
che insieme avrebbero trovato il compagno ideale, ma la situazione
sembrava essere sfuggita di mano ad entrambi.
L'arrivo
di Saxton aveva cambiato gli equilibri e lui adesso si sentiva
inquieto per entrambi i suoi amici. Era fin troppo palese che Saxton
era solo un ripiego, un qualcosa di passeggero non certo l'amore per
la vita di Blay. Ma non era certo che Qhuinn lo avesse capito.
Stava
finendo di bere la sua seconda birra quando il cellulare suonò.
“John
è successo un casino. Dovete rientrare immediatamente. Wrath ha
convocato tutti nella biblioteca.” la voce di Tohr era funerea e
John sentì un brivido freddo scendergli per la schiena.
Cosa
diavolo era mai capitato?
Un
lungo fischio fu la sua risposta mentre iniziava a gesticolare per
mettere gli altri al corrente della situazione.
Non
c'era un attimo da perdere. Qualsiasi cosa fosse successa il re aveva
chiamato e loro avrebbero risposto... immediatamente.
Blay
era seduto al tavolo di un localino tranquillo con Saxton. Erano
usciti a prendere una boccata d'aria e con la voglia di allontanarsi
dalla magione.
Malgrado
tutti sapessero e facessero finta di nulla, Blay si sentiva sempre
sotto esame. Soprattutto sempre sotto gli occhi tristi di Qhuinn che
faceva di tutto per evitarlo.
Anche
John non sembrava troppo felice ma come era nel suo carattere aveva
deciso di non interferire nella sua vita privata.
Blay
sospirò mentre si accendeva l'ennesima sigaretta.
“Vuoi
rientrare Blay?” gli chiese Saxton gentilmente “O preferisci che
andiamo a casa mia per una volta?”
Blay
gli sorrise dolce. Una volta a casa di Saxton avrebbero potuto fare
l'amore in pace senza orecchie o occhi indiscreti e forse era la
soluzione migliore. Forse poteva chiedere a Wrath di trasferirsi così
almeno non avrebbe più visto Qhuinn e i suoi occhi che continuavano
a inseguirlo ovunque andasse.
In
silenzio annui e insieme uscirono nella notte. Stavano per
smaterializzarsi quando il telefono di Blay squillò. “Blay torna
immediatamente alla magione. E' successo un problema e Wrath sta
chiamando tutti” la voce di Tohr non ammetteva repliche e aveva una
tale urgenza che Blay impallidì.
Non
seppe il perché ma il suo primo pensiero volò a Qhuinn.
Era
successo qualcosa e il suo amico era nei guai, se lo sentiva nella
pelle e ribollire nel sangue.
Guardò
Saxton e gli disse “Devo andare. Mi stanno aspettando”.
Lui
annui con un sorriso triste sul volto. “Vai guerriero. Io ti
aspetterò a casa. Spero solo di rivederti” e detto questo si
smaterializzò subito imitato da Blay
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