Capitolo
6 L'onore ferito
Erano
finalmente arrivati a casa.
Qhuinn
era stato affidato alle mani sapienti di Manny e Jane che avevano
iniziato subito a visitarlo preoccupati di quell'emorragia che non si
era ancora fermata malgrado Vishous in macchina avesse cercato di
bloccarla inutilmente. Il problema era che non era riuscito a capire
da dove arrivasse tutto quel sangue che riempiva e impastava la bocca
del giovane guerriero impedendogli di vedere al suo interno dove
fosse la ferita.
Rhage
era stato accompagnato nella sua stanza dove Mary e una buona dose di
Alka-Seltzer
avrebbero contribuito a rimetterlo in forma presto.
Vishous
invece si era appartato con Butch che aveva vomitato per tutto il
tragitto fino a casa. Ne aveva aspirati molti, forse troppi e le
conseguenze avevano reso lo sbirro un vero straccio.
Zsadist
invece si era fatto cucire da Ehlena che oltre ad occuparsi di lui
stava rammendando taglietti e contusioni degli altri guerrieri.
Per
fortuna nessuno aveva riportato ferite gravi e l'operazione si era
conclusa con successo.
Non
solo non c'erano stati feriti gravi o morti ma avevano riportato
Qhuinn a casa vivo che aveva confermato di non aver passato notizie
al nemico.
Ci
sarebbe stato da festeggiare se tutti non fossero stati in pensiero
per la salute del ragazzo. Manny e Jane erano da più di un quarto
d'ora chiusi nella stanza con lui senza dare notizie e tutti i
guerrieri in grado di stare sulle proprie gambe con affianco le
rispettive shellan erano nel corridoio in attesa che la porta
si aprisse.
Blay
passeggiava avanti e indietro sembrava un padre in attesa della
nascita del proprio figlio mentre John si era seduto per terra con la
testa appoggiata alla spalla di Xhex che lo accarezzava dolcemente.
Gli altri parlottavano sottovoce nervosi. Il tempo non sembrava
passare mai.
All'improvviso
la porta si aprì e Jane mise fuori la testa. “Dov'è Vishous? Ho
bisogno con urgenza di lui” chiese guardandosi in giro.
“Te
lo vado a chiamare è con Butch” gli rispose Phury scattando veloce
verso il passaggio che univa l'infermeria alla Tana.
“Come
sta Qhuinn?” chiese Blay avvicinandosi di corsa alla bella
dottoressa.
Lei
scosse la testa. “Sta tranquillo Blay è ancora vivo” gli rispose
secca chiudendo la porta.
Blaylock
si volse a guardare John. Oh certo era una bella notizia ma non
poteva certo dire di essere stata molto rassicurante e la richiesta
di vedere Vishous non era certo quello che si poteva definire una
buona notizia.
John
si strinse nelle spalle Aspettiamo gesticolò
con un sospiro rassegnato.
Già,
certo, aspettare. Era da venti minuti che aspettavano che qualcuno di
quei due dicesse anche solo una parola. Possibile che non ci fossero
notizie da comunicare? Bastava che aprissero la porta e dicessero
“Qhuinn ha una brutta ferita ma l'abbiamo cucita o ci sono tre
costole rotte e dovrà stare a letto per qualche giorno” e invece
nulla, nada, non una parola o spiegazione.
Se
aspettavano ancora un po' avrebbe sfondato la porta per vedere di
persona come stava. Non ce la faceva più.
Incavolato
nero, in cerca di uno sfogo qualsiasi per la tensione accumulata,
Blay tirò un pugno alla parete facendo vibrare le luci del
corridoio.
“Blaylock
vedi di darti una calmata. Facendo così non lo aiuti di certo” la
voce severa apparteneva a Tohr che stava raccontando dettagliatamente
l'accaduto a Wrath che li aveva raggiunti in corridoio per essere
aggiornato sulle condizioni del ragazzo.
Blay
si girò di scatto pronto a rispondere un sonoro vaffanculo al capo
della confraternita quando Zsadist gli posò il braccio sulle spalle.
“Vieni
usciamo fuori a fare due passi se ci sono novità sono sicuro che
Tohr o John verranno ad avvisarci” gli disse.
Blay
guardò il fratello sfregiato. Sul suo viso serio e compassato c'era
l'ombra di un sorriso e annui facendosi accompagnare fuori.
Mancavano
soli pochi minuti all'alba e l'aria stava iniziando a riscaldarsi.
“Vedrai che andrà tutto bene” gli spiegò Zsadist “e poi lui
non vorrebbe che tu stessi così male” concluse
Blay
si voltò a guardarlo ancora troppo nervoso per accettare paternali
da chicchessia. “E cosa ne vuoi sapere tu, di quello che lui vuole”
gli rispose malamente.
Zsadist
sorrise e voltò la testa a guardare le montagne che iniziavano a
diventare rosa “Quando si è prigionieri l'unica forza che abbiamo
è pensare a quelli che amiamo. Non c'è altra possibilità per non
impazzire. Ti attacchi a loro e sai che devi lottare per loro per non
farli soffrire. E sono sicuro che Qhuinn ha proprio fatto questo”
rispose calmo con un filo di voce.
Già
lui c'era passato. Si ritrovò a pensare il giovane guerriero
guardando ancora una volta il fratello sfregiato, poi Blay sospirò
“Hai ragione. Ma non capisco...” non finì la frase.
Non
sapeva cosa dire in realtà e a volte è meglio tacere che dire
stronzate così in silenzio iniziò a passeggiare con Zsadist vicino.
In fondo se ce l'aveva fatta lui poteva farcela anche Qhuinn, cerco
di rassicurarsi Blay.
Vishous
entrò nell'infermeria a passo di carica. Non era un buon segno che
l'avessero chiamato anche se il motivo non poteva essere che uno.
C'era qualche complicazione inerente alla loro razza nella salute di
Qhuinn.
“Che
succede? Come sta?” chiese ai due medici che erano intorno a
Qhuinn.
Lui
era ancora addormentato e il respiro sembrava tornato regolare.
Anche il sangue era sparito dal suo volto mentre il corpo era stato
fasciato e curato a dovere.
Manello
in piedi vicino alla sua testa teneva premuto un tampone di garza
inzuppato di sangue contro la bocca di Qhuinn mentre Jane gli stava
misurando la pressione.
“Per
fortuna sei arrivato” gli rispose Jane alzando gli occhi e
guardando Manny “E' troppo bassa, dobbiamo fermare di corsa
l'emorragia. Non possiamo più aspettare.” constatò riportando
poi gli occhi al suo hellren.
“Possiamo
cucire e chiudere i buchi?” gli chiese Manello afferrando una pezza
pulita e premendola contro il labbro superiore di Qhuinn.
Vishous
li guardò interrogativo senza capire a cosa si riferissero e Jane
sospirò affranta “Gli hanno strappato via le zanne. Sta perdendo
sangue dalle gengive. Normalmente cuciremmo ma non sappiamo che cosa
comporti per la vostra razza” concluse tristemente.
Vishous
sgranò gli occhi inorridito, fece due passi indietro appoggiandosi
al muro barcollando vistosamente. “Non è possibile. Non possono
aver fatto questo” farfugliò.
Manello
mollò la garza e afferrò il braccio di Vishous prima che questi si
afflosciasse a terra.
“V.
che succede?” gli chiese spaventato dalla reazione di quel
guerriero sempre sicuro di se e spavaldo di fronte a qualsiasi
pericolo.
Il
fratello si appoggiò a Manello prese un paio di respiri per calmarsi
e guardò la sua Jane.
“Non
è uno scherzò vero?” le chiese notando come lei avesse preso il
posto di Manny nel premere la garza non proprio sulla bocca ma sulle
gengive superiori.
“No.
Purtroppo no. Ma non sappiamo che fare. Ricresceranno? Possiamo
cucire e chiudere la ferite o...” non lo sapeva nemmeno lei. Non
gli era mai capitato nulla di simile per fortuna.
Vishous
si passò una mano nei capelli poi mormorò “Non cresceranno più.
Qhuinn è disonorato per sempre. Cucite pure anche se penso che
preferirebbe un bisturi nel cuore”
Entrambi
i medici si fermarono a fissarlo attoniti. “Che vuol dire?” gli
chiese Manny “in fondo sono solo due denti ”.
Ma
Vishous scosse la testa addolorato e spaventato dalle parole che
stava per pronunciare. “Le zanne sono il nostro passaporto, se
capite cosa intendo dire. Non sono solo due denti più lunghi
che ci servono per difesa o per bere dalle nostre compagne. Sono il
nostro io più profondo. Sono collegate al nostro stato d'animo, alla
nostra natura di vampiri. Senza di esse non siamo nessuno. Nemmeno
dei maschi degni di tal nome” cercò di spiegare. I due medici si
guardarono ed entrambi pensarono a quando facevano l'amore con il
loro compagno. Finivano sempre per essere morsi dal loro compagno e
negli uomini della razza non erano solo le zanne ad allungarsi quando
il bisogno di unirsi carnalmente urlava nella loro testa.
Ma
Vishous riprese a parlare con voce atona richiamando la loro
attenzione “Essere privati di zanne o nascere senza di esse è
fonte di disonore. E' una mancanza inaccettabile per la razza. Una
macchia indelebile all'onore. Si viene esiliati e scacciati dagli
altri vampiri. L'Antica Legge prevede che il senzazanne o
morsit secondo l'antica lingua
venga esiliato, nessuno potrà
accoglierlo nella sua casa, nessuno potrà dargli rifugio o
semplicemente parlargli o guardarlo in volto e nessuna femmina gli
concederà mai di bere il suo sangue. E' peggio che morire, perché
esisti ma non esisti per nessun altro” concluse.
Jane
guardò il suo hellren incredula. “Ma non è possibile. Non
è certo colpa sua se gliele hanno strappate.” rispose stupita e
sconvolta dalle parole del suo compagno.
“Dai
Vishous, non ci credo che Wrath avrà il coraggio di scacciarlo, e
poi le ha perse per difenderci” concluse Manello afferrando ago e
filo per chiudergli l'emorragia.
“Non
dipende da Wrath è l'Antica Legge a stabilirlo e quando Qhuinn starà
bene dovrà andarsene da qua e sparire per sempre dalla nostra vita”
affermò Vishous con un sospiro triste.
Manny
scosse la testa “Siete pieni di regole idiote” commentò
spalmando un crema sui punti dati in bocca al ragazzo. Al suo
risveglio avrebbe sentito parecchio dolore e la crema avrebbe potuto
attutirlo un pochino.
“Bhe
allora già che ci sei avvisa il tuo re Vishous che Qhuinn ci
metterà un bel po' a rimettersi, soprattutto se le femmine di questa
casa non si sentiranno abbastanza onorate da concedergli il proprio
sangue” affermò Jane guardando Vishous con rabbia malcelata.
Fosse
stata una vampira non si sarebbe certo tirata indietro ma lei non
poteva nutrirlo essendo un fantasma.
“Riferirò
il tuo messaggio Jane, e informerò gli altri di quello che è
accaduto. Purtroppo le sue ferite non si possono nascondere e
nessuno può opporsi all'Antica Legge” affermò girandosi di scatto
e aprendo la porta poi si girò un ultima volta verso i due medici
“Ma credetemi se vi dico che mi sento un lurido traditore e che
farò il possibile per trovare una scappatoia. Nel frattempo cercate
di rimetterlo in forma... il più lentamente possibile” finì
sbattendo la porta dietro a lui.
Le
ultime parole di Vishous risuonarono nel corridoio e tutti i presenti
voltarono lo sguardo verso il fratello. Nessuno riusciva a
immaginare che cosa fosse accaduto e tutti fremevano nell'attesa di
una spiegazione.
Vishous
li guardò tutti e poi si voltò verso Wrath. Il re cieco non poteva
vedere in faccia il suo guerriero ma l'odore del dolore e della paura
aleggiava con il suo sapore amaro inconfondibile.
“Che
succede V. Cosa è successo a Qhuinn?” gli chiese.
Vishous
si portò la mano ricoperta dal guanto nero fra i capelli, fece un
sospiro e poi parlò “I lesser gli hanno strappato le
zanne, è diventato un morsit”
Un
silenzio carico di tensione e paura calò tra i presenti tutti
sapevano cosa significava, tutti erano consci di quello che aspettava
Qhuinn e il dolore irruppe nel loro cuore.
“No.
Non è possibile” a esternarlo fu Xhex inorridita dalle conseguenze
mentre John si afflosciava per terra le mani sul volto a nascondere
il dolore che rischiava di travolgerlo.
Wrath
rimase in silenzio un attimo stringendo il braccio di Beth
inorridito a sua volta dalla notizia. Non era possibile, non era
giusto. No, lui non avrebbe permesso che quella fosse la sorte di
Qhuinn.
“Andate
nelle vostre stanze tutti quanti. Non potete fare nulla. Qhuinn è
nelle mani di due ottimi dottori e penso che ci metterà del tempo a
riprendersi. E fino a quando non si sarà ripreso non verrà
scacciato.” ordinò prima che un coro di proteste e proposte lo
investisse così come l'odore della collera che si stava alzando dai
suoi fratelli.
“Questo
è un ordine. Dobbiamo rispettare l'Antica Legge, nessuno di voi deve
avere contatti con lui. Se la Glymera venisse a sapere che un
Morsit vive nella casa del re tranquillamente fra i guerrieri
scoppierebbe una rivoluzione che mi costringerebbe a lasciare il
trono e porterebbe la razza allo sfascio in mano di qualche stupido
nobile.
Mi aspetto da voi un comportamento responsabile... da tutti voi!” ribadì poi vedendo entrare Blay che udite le sue parole si era accasciato contro lo stipite della porta disperato.
Mi aspetto da voi un comportamento responsabile... da tutti voi!” ribadì poi vedendo entrare Blay che udite le sue parole si era accasciato contro lo stipite della porta disperato.
In
silenzio i guerrieri e le loro shellan si allontanarono a
testa bassa lasciando virtualmente da solo Qhuinn a lottare contro la
sua condanna inappellabile.
“Vishous,
Tohr, Rehv venite con me” tuonò Wrath girandosi e dirigendosi
guidato da George verso il suo studio.
C'era
un lavoro da fare e non poteva farlo da solo!
“Blay
vieni con noi” Xhex si avvicinò al migliore amico del suo hellren
e lo prese per un gomito.
Lui
la guardò con gli occhi gonfi “Dio Xhex come farà Qhuinn?” le
chiese sperando di sentire una parola di conforto.
Ma
Xhex non era una femmina pronta a consolare. Era una guerriera, una
che non si arrendeva mai. Ne aveva viste e sopportate troppe per
sapere che che c'è sempre una speranza, che non bisogna mai
arrendersi.
“Vieni
con noi Blay, rispetta gli ordini. Hai sentito finché non guarirà
non verrà scacciato e sono sicura che Wrath troverà una soluzione.
E se non la troverà lui, la troveremo noi” concluse guardandolo
negli occhi.
“Vorrei
avere la tua sicurezza Xhex” rispose lui guardando John che in
piedi accanto alla sua shellan fissava la porta chiusa dietro
la quale giaceva il loro amico ferito.
Io
mi fido di Xhex disse con le
mani Troveremo una soluzione,
non ho alcuna intenzione di abbandonarlo al suo destino
anche a costo di lasciare la confraternita.
Blay
lo guardò. Lasciare la confraternita? Bhe se questo fosse stata
l'unica soluzione per non abbandonare Qhuinn da solo l'avrebbe fatto.
In fondo non avrebbe potuto vivere senza di lui figuriamoci
combattere per chi l'avrebbe a suo modo di vedere tradito.
“Va
bene. Io sono pronto” affermò e insieme si diressero verso la
camera di John e Xhex. Avrebbero aspettato e concesso al re qualche
giorno poi avrebbero agito. Qhuinn non sarebbe mai stato solo.
Rhage
e Butch seppero quella sera stessa l'accaduto e come gli altri
ubbidirono al volere del re masticando amaro. Quei bastardi di
lesser avevano rovinato Qhuinn e loro non glielo avrebbero
perdonato facilmente così come tutti gli altri.
Tohr
uscì dall'ufficio di Wrath scontento e preoccupato. Non erano ancora
riusciti a trovare una soluzione al problema ma non avrebbero smesso
di cercarla.
I
suoi occhi si posarono su No-One che stava passando diretta alla
camera di Payne. Quella donna era stata forte e sfortunata. Il
disonore l'aveva portata a cercare il suicidio e la Vergine Scriba
l'aveva perdonata a modo suo.
Forse
avrebbe perdonato anche Qhuinn, visto che non aveva colpe per
l'accaduto.
Forse
la soluzione non stava nell'Antica Legge che stavano spulciando
inutilmente, ma nella clemenza della Vergine Scriba, pensò stordito
dalla potenza dei suoi stessi pensieri.
I
suoi occhi indugiarono ancora per un poco su quella femmina così
legata a lui dal destino mentre un brivido sconosciuto da tempo lo
percorse tutto.
Infastidito
con se stesso, irato con il suo corpo che aveva provato a manifestare
un interesse che non era ammesso nel suo cuore, si girò e rientrò
nella stanza.
“Forse
ho trovato una soluzione” annunciò chiudendo la porta dietro di
lui e al destino avverso.
Qhuinn
riprese conoscenza lentamente. La testa gli stava scoppiando, gli
occhi gli bruciavano, la gola era secca e in fiamme mentre la bocca
pulsava dolorosamente.
Per
un attimo con gli occhi coperti da una nebbia bianca non capì
dov'era ma la paura bussò nella sua mente riportandolo velocemente
alla realtà.
E
quando mise a fuoco gli occhi, con un sospiro si rilassò, era a
casa, al sicuro. Lo avevano liberato. Le parole rassicuranti di V gli
tornarono nella mente calmandolo completamente. Poi con la mano si
sfiorò la bocca che doleva e i buchi nelle gengive lo riportarono
spietatamente e brutalmente alla realtà.
Non
aveva più le zanne. Gliele avevano strappate. Al loro posto due
buchi enormi rivelavano la sua vergogna.
Con
un urlo di terrore si tirò a sedere portandosi entrambe le mani
alla bocca, sperando di essersi sbagliato, che fosse solo un incubo,
finché due braccia forti, troppo forti per lui che era debolissimo
a causa dell'emorragia e delle torture subite, lo fecero sdraiare
nuovamente.
“Stai
giù e tranquillo Qhuinn. Va tutto bene.” la voce del dottor
Manello non ammetteva repliche.
Qhuinn
obbedì non tanto per volerlo fare ma perché non aveva assolutamente
le forze per opporsi.
“Sono
senza zanne” mormorò shoccato con una voce irriconoscibile e
un sibilo dovuto alla sua nuova condizione.
“Si
ragazzo. Adesso però calmati non ti devi agitare.” gli rispose
Manny stringendogli le mani e allontanandogliele dal viso.
Jane
si avvicinò. Qhuinn la conosceva molto meglio e aveva imparato a
fidarsi di lei, molto di più di quel medico entrato a far parte
della famiglia da poco tempo.
“Devi
stare tranquillo Qhuinn. Hai perso molto sangue e sei debole. Le
ferite ci metteranno ancora un po' a guarire” gli spiegò omettendo
che se avesse potuto bere da una femmina sarebbe guarito molto prima.
Lui
la guardò mentre la mente metteva a fuoco la situazione sbattendogli
un enorme calcio in faccia virtuale. Era diventato un morsit,
una vergogna per la razza e un essere spregevole agli occhi di
qualunque vampiro.
“Nessuna
femmina mi darà il suo sangue per guarire vero? Nessuno chiamerà
un Eletta per me. Nessuno verrà a trovarmi, giusto?” le chiese
abbandonandosi sfinito sul cuscino in preda a un freddo e razionale
terrore.
“Stanno
tutti cercando una soluzione. Sono sicura che V la troverà” lo
rincuorò lei girandosi per non mostrargli le lacrime che
all'improvviso si erano materializzate nei suoi occhi.
“Non
ci riusciranno.” rispose amaramente. Era infatti sicurissimo che
in quel momento stessero tutti cercando una soluzione per aggirare
l'Antica Legge ma altrettanto certo che il suo destino fosse stato
segnato in maniera definitiva.
Fin
da quando era nato con quei due maledetti occhi diversi avrebbe
dovuto essere un reietto e un emarginato, aveva però trovato una
casa e un posto con i confratelli in cui poter girare a testa alta,
ma al destino non si comanda. Ciò che doveva essere dalla sua
nascita si sarebbe compiuto adesso. Non c'era modo di cancellare la
vergogna subita.
“Bhe
se mi date i vestiti levo il disturbo” disse cercando di fare il
duro, di non ammettere quanta paura ci fosse nell'affrontare il suo
futuro da emarginato.
Jane
lo guardò dura e incrociò le mani al petto “Non se ne parla
neanche. Sei troppo debole e le tue ferite non sono ancora guarite.
E poiché l'Antica Legge e Wrath hanno stabilito che fino a che tu
non sia in forma non puoi essere scacciato da questa casa, ti
conviene rimetterti giù da bravo.”
“E
così sono diventato un fardello ingombrante ” le rispose
affranto aggiungendo nella sua mente e poi quando starò bene
mi sbatteranno fuori con un calcio nel culo e un grazie se sarò
fortunato.
“Se
vuoi metterla così fai pure. Ma io direi che sei un ospite malato, e
che deve rimanere a letto e cercare di mettersi in forma al meglio.
Se poi ci volesse qualche settimana non penso che qualcuno potrebbe
obiettare” affermò Manello facendogli l'occhiolino.
Qhuinn
lo guardò stupito poi scosse la testa “Mi sembrano tempi un po'
lunghi non credi?” affermò scuotendo la testa “Non voglio
mettere Wrath e vuoi tutti in una posizione scomoda con la Glymera.
So qual'è il destino che mi attende ed è inutile rimandarlo più
di quanto non sia necessario”
Manny
si strinse nelle spalle “Saremo io e Jane a stabilire quando
potrai lasciare questa stanza e credimi siamo medici molto scrupolosi
e non ce ne frega un cazzo di quello che può pensare Wrath e tutta
la nazione di voi fottutissimi vampiri... Osp scusa Jane, ”
aggiunse rendendosi conto del linguaggio che gli era sfuggito dalla
bocca, poi riprese “Quindi adesso ti metti giù e cerchi di farti
una dormita senza preoccuparti più di tanto di quello che succederà”
terminò Manello sistemandogli le lenzuola sul petto.
“Sono
un vampiro disonorato e... imperfetto, uomo” soffiò fuori
consapevole di come il suo corpo avrebbe reagito alla menomazione.
“Qhuinn
ubbidisci e fai il bravo o ti faccio legare dai fratelli al letto”
lo rimproverò Jane.
Lui
stava già per rispondergli che non avrebbe accettato di rimanere lì
a lungo e che sarebbe partito non appena si fosse svegliato e ripreso
le forze quando qualcuno bussò alla porta con decisione.
“Posso
entrare?” chiese una voce dolce e melodiosa. Nessuno si aspettava
di vederla entrare e Jane l'accolse con un sorriso radioso.
Forse
le cose si sarebbero aggiustate nonostante tutto, forse l'Antica
Legge non aveva previsto proprio ma proprio tutto.
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