Capitolo
17 In combattimento
Per
tutta la sera e il giorno dopo entrambi rimasero chiusi nelle loro
stanze. Troppo imbarazzati e nervosi per uscire e rischiare di
incontrare l'oggetto del loro desiderio nascosto.
Quando
finalmente il sole calò dietro all'orizzonte il telefono di casa
suonò ed entrambi schizzarono su già pronti e vestiti per uscire a
combattere.
Fu
Qhuinn il primo a rispondere. “Si va bene. Arriviamo” disse
sorridendo dentro al cappuccio.
“Sei
pronto? Ci vogliono all'incrocio tra la 52ma e la 53ma Strada”
disse rivolto a Blay che l'aveva raggiunto.
“Si.
Prendo le armi e possiamo andare” disse girandosi per avviarsi alla
sua stanza.
“Blay?”
la voce di Qhuinn era incerta e timida. Lui si girò a sentirsi
chiamare e lo guardò interdetto chiedendosi cosa volesse da lui
l'amico.
“Si
Qhuinn?” gli disse incuriosito studiandolo ed ammirandone il fisico
nuovamente potente e pronto a combattere.
“Ecco
io....” Qhuinn non sapeva da dove iniziare e neanche quello che
voleva dirgli per la verità. “No niente, scusa” concluse poi
sentendosi un perfetto imbecille.
Blay
rimase un attimo a guardarlo o perlomeno a guardare i suoi occhi che
lo fissavano da dietro il cappuccio. Con un sospiro fece un gesto
della mano come a liquidare il discorso e sparì nella stanza.
Che
stupido che si sentiva. Un perfetto imbecille vestito da guerriero.
Per un attimo aveva sperato che Qhuinn gli dicesse qualcosa... anzi
non un qualcosa ma che almeno ammettesse che gli voleva più bene di
un semplice amico. Ma niente nada, il suo amico sembrava cieco e
sordo ai suoi sentimenti e forse era meglio così pensò Blay
allacciandosi i pugnali al petto con un sospiro.
Nel
giro d pochi minuti entrambi si materializzarono vicino ai fratelli
che già li aspettavano.
“Eccovi
finalmente. Lì dentro c'è almeno una dozzina di lesser che
ci aspettano” li informò laconico Zsadist. Il fratello era
sempre così, di poche parole ma essenziali, una macchina fatta per
uccidere senta tanti fronzoli. Solo i pochi fratelli che lo
conoscevano ormai a fondo avevano capito cosa c'era dietro quella
facciata da duro e i ragazzi durante il corso avevano imparato a
conoscerlo assai bene. Non si sarebbero mai dimenticati quello che
aveva fatto per John.
Loro
annuirono impazienti di combattere e accompagnati da lui, Phury,
Rhage e Tohr si buttarono nella mischia.
Blay
combatteva attento e preciso ma non perse mai di vista Qhuinn
preoccupato com'era per come avrebbe potuto cavarsela il suo amico.
Ma i suoi istruttori avevano fatto un ottimo lavoro e il ragazzo si
batté senza sforzo o pericoli. Anzi si levò persino la
soddisfazione di provare le zanne nuove di Vishous sul collo di uno
sfortunato lesser che subito prima di essere pugnalato al
cuore venne anche privato dalla lingua da parte del morsit.
Nel
complesso ne ricavarono almeno undici con grande soddisfazione di
tutti loro. Finito il combattimento i due guerrieri esiliati
ritornarono nell'appartamento stanchi ma felici del risultato.
Ma
il sorriso svanì sul loro volto non appena si ritrovarono soli.
Entrambi
si fermarono nella sala a guardarsi. Sporchi e sudati si stavano
domandando come fare per dividersi l'unica doccia.
“Bhe
allora vado io a lavarmi per primo...” disse Blay che non
sopportava più il silenzio e lo sguardo indagatore di Qhuinn da
dietro il cappuccio.
“Blay...
credo che noi si debba parlare” gli disse all'improvviso Qhuinn.
Aveva
meditato a lungo mentre ripulivano la scena della battaglia su come
comportarsi e credeva che l'unica fosse parlarsi. Andare avanti come
il giorno precedente sarebbe stato impossibile per entrambi.
Blay
sospirò e si morse le labbra subito pentendosi di quel gesto che
poteva essere frainteso.
Qhuinn
da parte sua lo osservò farlo e sentì il cuore accelerargli. Gli
sarebbe proprio piaciuto assaggiarle ma questo non era possibile non
al momento almeno.
“Blay
credo che tu debba sapere una cosa” gli disse all'improvviso
abbassando gli occhi.
E
fu una fortuna per Blay che poté, non visto, asciugarsi con il polso
il sudore che gli stava imperlando la fronte.
“Cosa?”
gli chiese roco a causa della gola improvvisamente chiusa.
Il
silenzio cadde pesante fra di loro. Qhuinn stava cercando
disperatamente le parole giuste, perché quello che aveva in testa
non poteva essere detto alla leggera. Non voleva ferirlo e non voleva
neanche chiudere la porta fra di loro... solo accostarla.
“Ecco
quando ho perso le zanne...” iniziò a dire titubante e intimidito.
Confessargli
quello avrebbe voluto dire mettersi a nudo e farlo per Blay era
dannatamente difficile
“Insomma...
ho pensato” di nuovo s'interruppe per cercare le parole giuste
“Ecco io volevo dirti che ti sono affezionato. Ho pensato a te, non
volevo potessero fare del male a qualcuno, ma soprattutto a te”
disse infine.
Bhe
non era una dichiarazione d'amore ma almeno aveva cercato di fargli
capire quanto tenesse all'amico.
Blay
gli sorrise. “Lo so Qhuinn. Sei un maschio di valore!” gli
rispose cercando di nascondere la delusione.
“Ecco
vedi. Credo di non poter... essere altro che un amico per te”
soffiò fuori Qhuinn. Ecco lo aveva detto.
Non
poteva legarlo a se. Non a un Morsit o comunque a un essere
che, se anche avesse riconquistato il suo onore, sarebbe rimasto
comunque menomato. Un vampiro imperfetto, un anomalia senza le sue
vere zanne. Non poteva legarlo a se, lui meritava di meglio dalla
vita. Avrebbe tanto voluto dirgli che lo amava che voleva amarlo come
spesso si trovava a sognare, ma non poteva. Amare significa anche
lasciare liberi pensò Qhuinn, e lui lo stava facendo pur avendo
il cuore che sanguinava per le parole che aveva pronunciato ma non
pensato.
Blay
che si era girato per nascondergli il suo turbamento sentì le
parole cadergli addosso come un secchio di acqua gelata. Non erano
quelle che sperava potessero uscire dalla sua bocca. Non dopo che
aveva rinunciato a Saxton per lui. Non dopo che aveva ammesso con se
stesso che senza Qhuinn la sua vita sarebbe stata vuota e incolore.
Ma
forse aveva ragione, forse Qhuinn non avrebbe mai potuto essere altro
per lui. Non poteva forzarlo in un sentimento diverso da quello che
provava e questo chiudeva tutto. Definitivamente!!
“E
che altro avresti potuto essere?” gli rispose sferzante e
beffardo. Non voleva esserlo, non voleva dire quelle parole, non
voleva essere stronzo o offensivo, ma uscirono dalla sua bocca così
rabbiose che non riuscì a trattenerle.
“Niente.
Hai ragione” gli disse Qhuinn dandosi dell'imbecille.
Ma
che cazzo speravi di ottenere con la tua uscita, demente che non sei
altro? si disse irato con se
stesso.
Il
silenzio cadde nuovamente tra di loro fino a che Blay si girò.
Aveva
il magone in gola che rischiava di soffocarlo, ma non avrebbe mai
ammesso davanti al suo amico quanto male gli avevano fatto
quelle parole.
“Allora
vado a farmi la doccia... amico!” disse mettendo bene in
evidenza l'ultima parola e dandogli la schiena per nascondere ancora
una volta il suo viso. Qhuinn non avrebbe mai dovuto sapere. E per
tutti gli angeli del cielo lui non gli avrebbe mai mostrato i suoi
veri sentimenti, se Qhuinn aveva un cappuccio dietro a cui
nascondersi lui avrebbe calato sul suo viso e sul suo cuore un intero
mantello.
“Si
vai...amico” rispose Qhuinn con un sospiro rassegnato poi si
diresse deciso in camera ringraziando il cappuccio che nascondeva il
suo viso stravolto dal dolore.
Ecco
la frittata era fatta.
Erano
definitivamente amici, solo amici, esclusivamente amici e come tali
si sarebbero comportati.
Questo
era il loro destino.
E
quando quella sera Qhuinn sentì Blay parlare al telefono con Saxton
il cuore si frantumò in mille briciole, in mille schegge di
cristallo appuntite e taglienti che lo lacerarono dall'interno.
Ancora
una volta aveva perso quello a cui teneva di più.
Ma
almeno Blay era finalmente libero di amare chi avrebbe potuto
ricambiarlo mantenendo il suo onore intatto.
Blay
uscito dalla doccia si trascinò in camera mentre sentiva Qhuinn
lavarsi a sua volta.
Le
ultime parole avevano messo un punto fermo fra di loro. Amici. Solo
amici e nulla di più!!
Era
giusto. Qhuinn aveva sempre voluto farsi una vita vera e avere una
shellan. Lui no. Lui era diverso. E adesso lo avrebbe lasciato
alla sua strada e al suo destino.
Doveva
rassegnarsi. Avrebbe combattuto per lui e lo avrebbe protetto... come
un amico.
Non
c'era scelta, non c'era altra possibilità e con la mano che gli
tremava prese il telefono “Pronto Saxton. Sono Blay. Ho bisogno di
parlarti”.
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